CCNL Restauro Beni Culturali: siglato il contratto

Previsti aumenti retributivi e l’ampliamento delle tutele dal punto di vista formativo e sanitario

Il 6 marzo 2024 è stato sottoscritto tra l’Ari – Associazione Restauratori d’Italia, la Confederazione Italiana del Terziario, dei Servizi, della Piccola Impresa Industriale, Commerciale, Artigiana, Agricola, del Mondo Professionale, delle Libere Professioni e del lavoro autonomo in generale, e la Federazione Nazionale Ugl Costruzioni, assistita dall’Unione Generale del Lavoro, con l’assistenza tecnica di Anci – Associazione Nazionale dei Consulenti del lavoro, il rinnovo del contratto per i dipendenti delle imprese di restauro, valido fino al 5 marzo 2027
Il campo di applicazione del contratto è strettamente connesso con l’attività di restauro specialistico ed in conformità a quanto previsto dal nuovo Codice dei contratti garantisce ai propri dipendenti equivalenza di tutele rispetto ad altri contratti di categoria. 
Nel nuovo contratto sono previsti aumenti retributivi, nonchè l’ampliamento delle tutele in materia di previdenza sanitaria e di formazione. Grazie al fondo paritetico nazionale FondItalia, è garantita l’opportunità di una formazione continua, basilare per la salvaguardia e la valorizzazione delle competenze. Attraverso l’attività dell’Ente Bilaterale vengono invece assicurate ai lavoratori le tutele economiche e normative attinenti la salute e la sicurezza sul lavoro.
Con il rinnovo contrattuale in questione, affermano le OO.SS., viene ulteriormente rafforzata e perfezionata l’autonomia delle imprese e dei professionisti che operano nel settore. 

Permesso unico di soggiorno e lavoro: le disposizioni europee

Strasburgo ha approvato norme che impongono una decisione sulle domande entro un termine massimo di 90 giorni (Parlamento europeo, comunicato 14 marzo 2024).

Il Parlamento europeo ha approvato il 14 marzo 2024 norme più puntuali per i permessi combinati di lavoro e di soggiorno per i cittadini di paesi terzi. In particolare: 

– la decisione sulle domande dovrà essere presa entro un termine massimo di 90 giorni;

– il titolare del permesso potrà presentare domanda all’interno del territorio dell’UE e cambiare datore di lavoro;

– la disoccupazione senza revoca di permesso sarà possibile fino a 6 mesi.

Il permesso unico

In sostanza, l’aggiornamento della direttiva sul permesso unico, adottata nel 2011, che ha istituito una procedura amministrativa unica per il rilascio di un permesso ai cittadini di paesi terzi che desiderano vivere e lavorare in un paese dell’UE, creando un contesto comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi, è stato adottato con 465 voti favorevoli, 122 contrari e 27 astensioni.

Il Parlamento ha fissato un limite di 90 giorni per una decisione sulle domande di permesso unico, rispetto agli attuali 4 mesi. Le procedure su fascicoli particolarmente complessi potrebbero ottenere un’estensione di 30 giorni, e il tempo per consegnare un visto, se necessario, non è incluso. Le nuove norme introdurranno anche la possibilità, per il titolare di un permesso di soggiorno valido, di richiedere un permesso unico anche all’interno del territorio, in modo che una persona che risiede legalmente nell’UE possa chiedere di cambiare il proprio status giuridico senza dover tornare nel proprio paese di origine.

Il cambio di datore di lavoro

Grazie alle nuove norme, i titolari di un permesso unico avranno il diritto di cambiare datore di lavoro, occupazione e settore lavorativo. Durante i negoziati, i deputati hanno assicurato che sarà sufficiente una semplice notifica da parte del nuovo datore di lavoro. Le autorità nazionali avranno 45 giorni di tempo per opporsi alla modifica della condizione lavorativa. I deputati hanno inoltre limitato le condizioni in base alle quali tale autorizzazione può essere soggetta a test del mercato del lavoro.

Gli Stati membri avranno la possibilità di richiedere un periodo iniziale fino a 6 mesi durante il quale non sarà possibile un cambio di datore di lavoro. Tuttavia, un cambiamento durante tale periodo sarebbe comunque possibile nel caso in cui il datore di lavoro violi gravemente il contratto di lavoro, ad esempio imponendo condizioni di lavoro basate sullo sfruttamento.

La disoccupazione

Nel caso in cui un titolare di un permesso unico rimanga disoccupato, avrà fino a 3 mesi — o 6 se ha avuto il permesso per più di 2 anni — per trovare un altro posto di lavoro prima che il permesso venga ritirato, rispetto ai 2 mesi secondo le norme vigenti. Gli Stati membri dell’UE potranno scegliere di offrire periodi più lunghi. Se un lavoratore ha è stato soggetto a condizioni lavorative di sfruttamento, gli Stati membri prorogheranno di 3 mesi il periodo di disoccupazione durante il quale il permesso unico rimane valido. Se un titolare di un permesso unico è disoccupato per più di 3 mesi, gli Stati membri potranno chiedere al titolare di dimostrare di disporre di risorse sufficienti per sostenersi senza ricorrere al sistema di assistenza sociale.

Le nuove norme dovranno ora essere formalmente approvate dal Consiglio. Gli Stati membri avranno 2 anni dopo l’entrata in vigore della direttiva per introdurre le modifiche nelle rispettive legislazioni nazionali. Questa legislazione non si applicherà in Danimarca e Irlanda.

CIPL Edilizia Industria Pordenone: definito l’EVR 2024

Definiti gli indicatori per l’Elemento variabile della retribuzione 2024

L’Ance Alto Adriatico, Fillea-Cgil, Ficla-Cisl e Feneal-Uil di Pordenone si sono riunite per determinare gli indicatori relativi all’EVR 2024 provinciale, come si evince dal verbale di accordo dell’8 marzo 2024. Le Parti sociali hanno preso atto che il numero dei parametri che presentano una variazione pari o positiva per la determinazione dell’Elemento variabile della retribuzione sono quattro; e che, ai sensi del comma 9 degli art. 19 e 20 del CIPL del 13 settembre 2022, essendo stata raggiunta una variazione pari o positiva per tutti gli indicatori/parametri considerati, l’EVR per il 2024 è fissato nella misura del 4% dei minimi tabellari in vigore alla data del 1° luglio 2018. 

Verifica andamento indicatori/parametri con riferimento ai dati dell’ultimo anno disponibile
Verifica 2023 per EVR erogabile nel corso del 2024
  Peso ponderale Triennio di riferimento Confronto tra le medie dei trienni Segno dell’indicatore ai fini del calcolo dell’EVR
Numero lavoratori iscritti in CE 25,00 2020-2021-2022

VS

4.027  positivo
2019-2020-2021 3.606
Monte salari denunciato in CE 25,00 2020-2021-2022

VS

32.602.578 positivo
2019-2020-2021 30.534.372
Ore denunciate in CE 25,00 2020-2021-2022

VS

2.949.015 positivo
2019-2020-2021 2.800.505
Ore complessive di CIG 25,00 2020-2021-2022

VS

271.980 positivo
2019-2020-2021 295.411
Esito verifica   EVR erogabile nella misura del 100% della misura piena 4%

Assegno di inclusione: pagamenti e modello ADI-Com Esteso

Dal 15 marzo disposti i pagamenti per le domande di febbraio e dal 18 marzo disponibile il modello ADI-Com Esteso per le comunicazioni  obbligatorie (INPS, messaggio 14 marzo 2024, n. 1090). 

I nuclei familiari che hanno presentato la domanda di Assegno di inclusione (ADI) nel mese di febbraio 2024, potranno ricevere i primi pagamenti a partire dal prossimo 15 marzo.

 

Condizione indispensabile perché sia disposto il pagamento, a seguito di istruttoria conclusa con esito positivo, è l’iscrizione alla piattaforma SIISL e la sottoscrizione del Patto di attivazione digitale.

 

I nuclei familiari che hanno già ricevuto i pagamenti nei mesi precedenti, qualora permangano i requisiti per il diritto all’assegno di inclusione, riceveranno il pagamento della mensilità spettante il giorno 27 del mese di marzo.

 

L’INPS comunica anche che, dal 18 marzo 2024, potrà essere utilizzare il modello ADI- Com Esteso, disponibile sul sito istituzionale, per le comunicazioni obbligatorie durante l’erogazione del beneficio.

 

In particolare, attraverso tale modello, ciascun componente maggiorenne del nucleo familiare che fruisce di ADI potrà comunicare:

 

l’avvio di attività lavorativa;
variazioni intervenute relative ad un componente del nucleo che possono comportare modifiche nell’applicazione della scala di equivalenza o la perdita del diritto all’assegno (es. inizio o conclusione del periodo di residenza in strutture a totale carico pubblico; applicazione di sentenze definitive di condanna; conclusione o proroga del programma di cura e assistenza);
ulteriori variazioni delle  dichiarazioni rese in domanda che comportano la perdita del requisito in relazione ai dati del patrimonio mobiliare/immobiliare, al possesso dei beni durevoli e alla residenza continuativa in Italia;
la richiesta della individualizzazione della carta di inclusione, se non già fatta al momento della domanda.
  
In particolare, per le comunicazioni di avvio di attività lavorativa, sia dipendente che autonoma, l’INPS ricorda che è richiesta l’indicazione del reddito  che si prevede di percepire nell’anno, per il lavoro dipendente  o, nel caso di lavoro autonomo, del reddito percepito trimestralmente.

 

Infine, nel messaggio in oggetto, l’Istituto rende noto che, entro il mese di marzo, verranno abilitate le carte di inclusione all’effettuazione dei bonifici delle rate relative al pagamento del mutuo per la casa di abitazione principale. 

CCNL Allevatori Zootecnici: la seconda rata dell’ Una Tantum nel mese di marzo

Con la retribuzione di marzo la seconda delle tre rate dell’Una Tantum

Con l’ipotesi di accordo del 14 novembre 2023, le Parti sociali hanno stabilito per i dipendenti dalle Organizzazioni degli Allevatori, Consorzi ed Enti Zootecnici, l’erogazione di Una Tantum, calcolata sulle undici mensilità (gennaio-ottobre 2023 e quattordicesima 2023), corrisposta in tre rate uguali: dicembre 2023, marzo 2024, giugno 2024.
Di seguito gli importi da erogare nel mese di marzo. 

Area/Livello Importo
1/2 279,44
1/3 267,28
1/4 255,05
1/5 245,97
2/1 236,90
2/2 230,59
2/3 221,41
2/4A 209,27
2/4B 205,29
2/5 202,96
2/6 193,79

 

 

INPS: modalità di comunicazione all’AdE dei dati sui familiari per i quali è stato riconosciuto l’AUU

Con un atto congiunto, l’Agenzia delle entrate e l’INPS hanno reso note le modalità con cui l’istituto comunica all’Agenzia, ai fini della elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata, i dati relativi ai familiari per i quali è stato riconosciuto l’Assegno unico e universale (Agenzia delle entrate, provvedimento 13 marzo 2024, n. 119578).

A partire dai dati relativi all’anno 2023, in via sperimentale, l’INPS trasmette in via telematica all’Agenzia delle entrate i dati relativi ai familiari per i quali è stato riconosciuto l’AUU, al fine di consentire all’Agenzia di utilizzare tali informazioni per l’elaborazione della dichiarazione precompilata.

Per l’anno d’imposta 2023, le informazioni relative ai familiari per cui è erogato l’AUU sono trasmesse con le modalità di seguito esposte, anziché per il tramite della Certificazione Unica.

 

Per ciascun percettore dell’AUU al quale è stata corrisposta almeno una mensilità della prestazione nel corso dell’anno solare di riferimento, analogamente alle informazioni indicate nel prospetto dei familiari a carico presente nella Certificazione Unica, l’INPS comunica esclusivamente il codice fiscale del percettore, il codice fiscale dei figli a carico minori di 21 anni per i quali è stato riconosciuto l’assegno e, se disponibile, il codice fiscale dell’altro genitore.

L’istituto comunica, inoltre, il numero di mesi dell’anno per cui è stato versato l’assegno e la ripartizione percentuale tra i genitori in questi mesi.

Le comunicazioni contengono esclusivamente i dati relativi ai soggetti per i quali l’INPS ha verificato la genitorialità nell’ANPR ovvero nel nucleo familiare indicato nella DSU.

La percentuale di carico fiscale dei familiari corrisponde a quella dichiarata dai genitori nella DSU oppure, in assenza di ISEE, a quella indicata nella domanda per il riconoscimento dell’AUU.

Per l’anno 2023 non sono comunicati all’Agenzia i dati relativi ai soggetti per i quali la domanda di riconoscimento dell’AUU è presentata dallo stesso minore di 21 anni, oppure dal tutore o dal genitore adottivo o affidatario.

 

La suddetta comunicazione avviene mediante un sistema di trasmissione dati tra terminali remoti che utilizza protocollo FTP su rete VPN IPsec in modalità site-to-site, secondo quanto previsto dal Sistema di interscambio dati (SID) basato sul colloquio application-to-application tra sistemi informativi.

Gli invii possono essere ordinari, correttivi o di cancellazione.

Il termine ultimo per la trasmissione delle comunicazioni è il 16 marzo dell’anno successivo all’anno d’imposta di riferimento.

La trasmissione si considera effettuata nel momento in cui, completata la ricezione del file e a seguito della elaborazione del file stesso, l’Agenzia delle entrate comunica all’INPS l’accoglimento, anche parziale, dei dati presenti nella comunicazione.

Pensione di vecchiaia e anticipata: le novità della Legge di di bilancio 2024

Fornite le istruzioni sulle modifiche introdotte dall’articolo 1, comma 125, lettere a), b) n. 1, 2 e 3 e c) della Legge n. 213/2023 (INPS, circolare 13 marzo 2024, n. 46).

L’INPS, con la circolare in commento, è intervenuta per illustrare le modifiche apportate dalla Legge di bilancio 2024 (Legge n. 213/2023) alle disposizione del D.L. 201/2011 (commi 7, 11 e 12 dell’articolo 24) in materia di pensione di vecchiaia e pensione anticipata nel sistema contributivo.  

Pensione di vecchiaia

Dal 1° gennaio 2024 (articolo 1, comma 125, lettera a) della Legge n. 213/2023), per i lavoratori con riferimento ai quali il primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996, il requisito di importo soglia di cui all’articolo 24, comma 7 del D.L. n. 201/2011 per l’accesso alla pensione di vecchiaia è pari all’importo dell’assegno sociale (il valore provvisorio, per l’anno 2024, è pari a 534,41 euro).

Il trattamento pensionistico maturato sulla base dei requisiti vigenti dal 1° gennaio 2024 non può avere decorrenza anteriore al 2 gennaio 2024, se liquidato a carico della Gestione esclusiva dell’Assicurazione generale obbligatoria (AGO) o al 1° febbraio 2024, se liquidato a carico dell’AGO, delle forme sostitutive della medesima della Gestione separata, nonché in regime di cumulo.

Pensione anticipata

Dal 1° gennaio 2024 (articolo 1, comma 125, lettera b), Legge n. 213/2023) il requisito di importo soglia per l’accesso alla pensione anticipata è pari a 3 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.

L’importo soglia di 3 volte l’assegno sociale è ridotto a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le donne con 2 o più figli.

Adeguamenti alla speranza di vita 

Dal 1° gennaio 2024 (articolo 1, comma 125, lettera c) della Legge n. 213/2023), il requisito di 20 anni di contribuzione effettiva di cui all’articolo 24, comma 11 del D.L. n. 201/2011, deve essere adeguato alla speranza di vita ai sensi dell’articolo 12 del D.L. n. 78/2010. 

Importo massimo

L’articolo 1, comma 125, lettera b), numero 3) della Legge di bilancio 2024, prevede che la pensione anticipata viene riconosciuta per un valore lordo mensile massimo non superiore a 5 volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente (2.993,05 euro, in base al valore provvisorio del trattamento minimo previsto per l’anno 2024), per le mensilità di anticipo del pensionamento rispetto al momento in cui tale diritto maturerebbe a seguito del raggiungimento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico.

 

Decorrenza della pensione

 

Dal 1° gennaio 2024 (articolo 1, comma 125, lettera b), numero 3) della Legge n. 213/2023) il diritto alla prima decorrenza utile della pensione anticipata si consegue trascorsi 3 mesi dalla maturazione dei requisiti (cosiddetta finestra).

Il trattamento pensionistico maturato sulla base dei requisiti vigenti dal 1° gennaio 2024 non può avere decorrenza anteriore al 2 aprile 2024, se liquidato a carico della Gestione esclusiva dell’AGO o al 1° maggio 2024, se liquidato a carico dell’AGO, delle forme sostitutive della medesima, della Gestione separata, nonché in regime di cumulo.

Infine, le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze della pensione anticipata di cui all’articolo 24, comma 11, del D.L. n. 201/2011, vigenti al 31 dicembre 2023, continuano a trovare applicazione nei confronti dei soggetti che entro la predetta data hanno maturato i prescritti requisiti, incluso il requisito di importo soglia pari a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

 

Fondo Sanedil: le prestazioni per il 2024

Tra le prestazioni sanitarie previste il ricovero per intervento chirurgico, le visite specialistiche ed il rimborso dei ticket in caso di maternità

Sanedil, il Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa dedicato ai lavoratori operai e impiegati del settore delle costruzioni edili, ha pubblicato le prestazioni previste dai Piani Sanitari per l’anno 2024.
Il Fondo attraverso la Compagnia assicurativa UniSalute mette a disposizione dei lavoratori iscritti e del relativo nucleo familiare fiscalmente a carico un Piano Sanitario Unico Plus che consente di usufruire di moltissime prestazioni sanitarie.
Tra le prestazioni sono previste:
– il ricovero per grande intervento chirurgico: il massimale annuo è di 112.500 euro per il titolare e di 168.750 euro per il titolare ed il nucleo familiare;
– l’acquisto delle lenti: il massimale annuo è di 193,75 euro per il titolare e di 287,50 euro per il titolare ed il nucleo familiare;
– la montatura di occhiali: il massimale annuo per nucleo familiare è di 394,00 euro
– le visite specialistiche: il massimale annuo è di 1.312,50 euro per il titolare e di 1.968,75 euro per il titolare ed il nucleo familiare;
– l’acquisto di protesi ortopediche e acustiche: il massimale annuo è di 625,00 euro per il titolare e di 937,50 euro per il titolare ed il nucleo familiare;
– le cure odontoiatriche e conservative: il massimale annuo per nucleo familiare è di 250,00 euro;
– il rimborso delle spese sanitarie a seguito di malattia professionale: il massimale annuo è di 1.000 euro.
Si specifica che gli iscritti possono accedere, previa registrazione, all’area riservata di Sanedil e prenotare le prestazioni previste dai Piani Sanitari, richiedere il rimborso delle e trovare le strutture sanitarie convenzionate più vicine alla propria residenza/domicilio.

Telelavoro transfrontaliero abituale e legislazione applicabile

L’INPS rende nota la modalità di presentazione delle richieste di rilascio del certificato di legislazione applicabile al telelavoro trasfrontaliero abituale a seguito dell’entrata in vigore dell’Accordo Quadro (INPS, messaggio 13 marzo 2024, n. 1072).

Il 1 gennaio 2024 è entrato in vigore per il nostro paese l’Accordo Quadro multilaterale sull’applicazione dell’articolo 16, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 883/2004 nei casi di telelavoro transfrontaliero abituale (di seguito Accordo), predisposto dalla Commissione europea.

 

Il “telelavoro transfrontaliero” è un’attività che può essere svolta da un qualsiasi luogo e può essere eseguita presso i locali o la sede del datore di lavoro, e che presenta le seguenti caratteristiche:

 

1) viene svolta in uno o più Stati membri diversi da quello in cui sono situati i locali o la sede del datore di lavoro;

 

2) si basa su tecnologie informatiche che permettono di rimanere connessi con l’ambiente di lavoro del datore di lavoro o dell’azienda e con le parti interessate o i clienti, al fine di svolgere i compiti assegnati dal datore di lavoro, nel caso dei lavoratori dipendenti, o dai clienti, nel caso dei lavoratori autonomi.

 

Ambito di applicazione e legislazione applicabile

 

L’Accordo si applica ai lavoratori dipendenti che svolgono abitualmente telelavoro transfrontaliero a condizione che la loro residenza sia in uno Stato firmatario e che la sede legale o il domicilio dell’impresa o del datore di lavoro siano situati in un altro Stato firmatario.

 

L’Accordo prevede (art. 3) che, su domanda, la persona che svolge abitualmente telelavoro transfrontaliero nello Stato di residenza in misura inferiore al 50% del tempo di lavoro complessivo può essere assoggettata alla legislazione di sicurezza sociale dello Stato in cui il datore di lavoro ha la sede legale o il domicilio.

 

Viene pertanto introdotta la possibilità di derogare alla regola generale per la determinazione della legislazione applicabile nei casi di esercizio dell’attività in due o più Stati membri, in base alla quale la persona che esercita abitualmente un’attività subordinata in due o più Stati membri è soggetta alla legislazione dello Stato di residenza se esercita un’attività pari o superiore al 25% in detto Stato membro.

 

Le richieste di deroga devono essere presentate nello Stato membro alla cui legislazione il lavoratore chiede di essere assoggettato e, dunque, trasmesse all’istituzione competente dello Stato membro dove ha la sede legale o il domicilio il datore di lavoro.

 

La legislazione applicabile determinata ai sensi della richiesta di deroga può essere applicata per un periodo massimo di 3 anni alla volta, con possibilità di proroga previa presentazione di nuova richiesta.

 

Il datore di lavoro o il lavoratore devono immediatamente comunicare allo Stato membro di cui si applica la legislazione (Stato in cui ha sede il datore di lavoro) eventuali cambiamenti intervenuti nella situazione di fatto che ha dato luogo all’accoglimento della domanda di deroga. In tale ipotesi detto Stato membro deve rivalutare il caso e, se necessario, procedere al ritiro o alla revoca del certificato di legislazione applicabile.

 

Modalità di presentazione delle richieste di rilascio del certificato di legislazione applicabile (documento portatile A1)

 

La richiesta di deroga, presentata in applicazione dell’Accordo, deve essere inoltrata all’Istituto attraverso l’applicativo “Rilascio certificazione A1 per attività lavorative in stati UE, SEE e Svizzera” a cura dei datori di lavoro o degli intermediari abilitati.

 

Una volta effettuata l’autenticazione tramite SPID almeno di livello 2, CIE 3.0 o CNS, occorre selezionare “Nuova richiesta” e indicare la matricola aziendale per cui si vuole operare. Al fine di specificare correttamente che trattasi di richiesta di deroga, in applicazione dell’Accordo, alla voce “Selezionare la tipologia per una nuova richiesta” scegliere “Eccezioni art 16 Reg. CE 883/2004” e alla voce “Tipologia di Accordo in Deroga”, cliccare su “Accordo Quadro Telelavoro”. Nella sezione “Indirizzo nel Paese estero di occupazione” deve essere indicato lo Stato (Italia) e l’indirizzo del datore di lavoro.

 

La domanda deve essere corredata dalla copia dell’accordo di telelavoro intercorrente tra il datore di lavoro e il suo lavoratore, dal quale si possano evincere tutti gli elementi necessari a verificare il rispetto delle condizioni stabilite nell’Accordo.

Differimento dei termini di pagamento per la Rottamazione quater: i chiarimenti del Fisco

L’Agenzia delle entrate si sofferma in materia di Rottamazione-quater, fornendo chiarimenti sul differimento dei termini di pagamento e sulla tempestività del versamento (Agenzia delle entrate, risposta 12 marzo 2024, n. 68).

L’articolo 1 della Legge n. 197/2022, ai commi dal 231 al 252, disciplina la Definizione agevolata dei carichi fiscali affidati agli agenti della riscossione dal 1 gennaio 2000 al 30 giugno 2022. In particolate, al comma 232, si prevede che il pagamento delle somme avvenga in unica soluzione, entro il 31 ottobre 2023, ovvero nel numero massimo di 18 rate, la prima e la seconda delle quali, ciascuna di importo pari al 10% delle somme complessivamente dovute ai fini della definizione, con scadenza rispettivamente il 31 ottobre e il 30 novembre 2023 e le restanti, di pari ammontare, con scadenza il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024. In caso di mancato ovvero di insufficiente o tardivo versamento, superiore a 5 giorni, dell’unica rata ovvero di una di quelle in cui è stato dilazionato il pagamento delle somme, la definizione non produce effetti e riprendono a decorrere i termini di prescrizione e di decadenza per il recupero dei carichi oggetto di dichiarazione. In tal caso, relativamente ai debiti per i quali la definizione non ha prodotto effetti, i versamenti effettuati sono acquisiti a titolo di acconto dell’importo complessivamente dovuto a seguito dell’affidamento del carico e non determinano l’estinzione del debito residuo, di cui l’agente della riscossione prosegue l’attività di recupero.

 

Tuttavia, con riferimento alla prima e alla seconda rata, il D.L. n. 145/2023 prevede, all’articolo 4-bis, che i versamenti con scadenza il 31 ottobre 2023 e il 30 novembre 2023 vengano considerati tempestivi se effettuati entro il 18 dicembre 2023.

Inoltre, al D.L. n. 215/2023 (Milleproroghe) è stato aggiunto l’articolo 3-bis, secondo cui il mancato, insufficiente o tardivo versamento, alle relative scadenze, delle rate da corrispondere nell’anno 2023 e della rata in scadenza il 28 febbraio 2024 non determina l’inefficacia della definizione se il debitore effettua l’integrale pagamento di tali rate entro il 15 marzo 2024.

 

Stante i richiamati interventi normativi, con il solo riguardo al versamento effettuato dall’istante il 14 novembre 2023, l’Agenzia delle entrate ritiene che lo stesso possa considerarsi ”tempestivo“, ancorché intervenuto prima dell’entrata in vigore delle norme che ne hanno legittimato il differimento.

Tale interpretazione è volta ad evitare disparità di trattamento rispetto a coloro che essendo decaduti dal piano di rateazione al pari dell’istante per non aver versato le rate sono stati rimessi in termini dalle norme richiamate.